La Fragilità di

Atena

Verità scomode, voci autentiche

Ci sono storie che non trovano spazio nei grandi titoli, ma vivono ogni giorno tra le pieghe della realtà.
La Fragilità di Atena nasce per dare voce a chi è stato ignorato, per raccontare
verità scomode, fragilità taciute e ingiustizie che meritano ascolto.

Questo non è solo un blog, ma uno spazio di consapevolezza e coraggio, dove la scrittura diventa strumento di libertà.

Racconto storie di malasanità, disagio giovanile e diritti negati, con il rispetto che meritano le persone reali e con la determinazione di chi non vuole più tacere.

Perché la fragilità non è debolezza: è il punto da cui si riparte, è la forza che nasce dalla verità.
E raccontarla è il mio modo per reagire, per costruire un dialogo sincero e per trasformare il dolore in consapevolezza.

Autore: Gabriella Scrimieri 17 novembre 2025
Autore: Gabriella Scrimieri 14 novembre 2025
Il Diabete è una delle più diffuse malattie croniche non trasmissibili e rappresenta una patologia complessa, che, per il suo forte impatto socio-economico e sanitario , necessita di una forte attenzione istituzionale. È definito dall’OMS come “disordine metabolico ad eziologia multipla, caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, derivanti da difetti della secrezione insulinica o dell’azione insulinica o di entrambe”. In Italia si stima la presenza di 4 milioni di persone con diabete diagnosticato, pari al 6,2% della popolazione, con un trend in aumento negli ultimi anni. A queste si aggiungono 1,5 milioni di casi non diagnosticati. La prevalenza cresce con l’età, fino al 20% tra gli over 75, ed è maggiore tra gli uomini (6,9%) rispetto alle donne (5,7%). La distribuzione è fortemente condizionata da fattori territoriali e sociali: le Regioni del Sud registrano una prevalenza del 7,9%, contro il 5,5% del Nord-Est. Il diabete risulta inoltre tre volte più frequente tra chi ha basso livello d’istruzione o difficoltà economiche. La prevenzione del diabete evidenzia differenze significative tra Nord e Sud Italia, con il Sud e le Isole che registrano tassi di prevalenza più elevati, in parte a causa di stili di vita e condizioni socio-economiche differenti. Queste disuguaglianze si riflettono nell'esposizione ai fattori di rischio e nella disponibilità di risorse per la prevenzione e la gestione della malattia, anche se le strategie preventive di base, come la dieta sana e l'attività fisica, sono le stesse in tutto il paese. Tra i principali fattori di rischio , la sedentarietà e l’eccesso ponderale restano in primo piano. Nel 2023 il 46,3% degli adulti era in sovrappeso e l’11,8% obeso, con valori più alti negli uomini e nel Mezzogiorno. Nei bambini di 8-9 anni (sorveglianza OKkio alla Salute 2023), il sovrappeso riguarda il 19% e l’obesità il 9,8%, con tendenza alla stabilizzazione ma differenze marcate tra Nord e Sud sussistono in maniera importante. Anche tra gli adolescenti (studio HBSC 2022) si osservano abitudini alimentari scorrette, consumo ridotto di frutta e verdura e insufficiente attività fisica quotidiana. La Legge 130/2023, che introduce gli screening pediatrici per diabete tipo 1 e celiachia, viene indicata come esempio di politica di prevenzione precoce. Ma è possibile applicarla in tutte le regioni? Mentre sul fronte economico, la spesa pubblica per i farmaci antidiabetici ha raggiunto 1,45 miliardi di euro nel 2023 (+7,6% rispetto al 2022). L’aumento è attribuito soprattutto all’espansione delle terapie con GLP-1 e gliflozine, a fronte di una lieve contrazione nell’uso delle insuline combinate. Il costo sociale e sanitario è molto elevato: il diabete e le sue complicanze pesano moltissimo sul Sistema Sanitario Nazionale, motivo per cui bisognerebbe investire tanto sulla prevenzione. La Prevenzione primaria si basa su principi fondamentali, quali: - Promuovere stili di vita sani, alimentazione bilanciata e corretta, attività fisica, controllo del peso, aderenza alla terapia. - Migliorare la diagnosi precoce, identificare subito le persone nella fase “prediabete” o ad alto, rischio per prevenire la malattia conclamata. - Garantire equità territoriale e sociale. Assicurare l’accesso alle attività di prevenzione screening e cura ovunque. - Favorire l’integrazione tra settore sanitario, comunità, scuola ambiente. Fonti: Legge 16 marzo 1987, n. 115, recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito” Ministero della Salute Relazione 2024 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/09/27/23G00140/sg https://www.sanita33.it/governo-e-parlamento/6434/diabete-in-italia-4-milioni-di-casi-e-forti-disuguaglianze-focus-su-prevenzione-e-stili-di-vita-sani.html
Autore: Gabriella Scrimieri 13 novembre 2025
L’Assessore al Welfare della Regione Lombardia emana una delibera, datata 15 settembre, per favorire l’ingresso delle assicurazioni e dei fondi finanziari negli ospedali pubblici.
Autore: Gabriella Scrimieri 12 novembre 2025
Il Governo Meloni ha attuato tagli nei fondi per le disabilità, in particolare, sono stati spostati 350 milioni di euro dal Fondo Unico per le disabilità al Superbonus
Autore: Gabriella Scrimieri 11 novembre 2025
La povertà in Italia ha mostrato segni di aumento dopo la modifica o la cancellazione del Reddito di Cittadinanza (RDC). 
Autore: Gabriella Scrimieri 3 novembre 2025
Anche se le varie propagande politiche e i media consenzienti e schierati ci vogliono fare digerire che la sanità italiana o meglio la politica si stia dando da fare per recuperare il tempo perso e soprattutto i soldi persi, “non va tutto bene” assolutamente. La sanità italiana un tempo tra le migliori al mondo, negli ultimi dieci anni ha subito tagli continui e questo grazie a tutti i governi che si sono succeduti, nessuno escluso. Tagli al personale, 10.000 posti letto in meno, 74 ospedali chiusi (Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale 2023). Ma veniamo ai giorni nostri.- Secondo i dati ISTAT Rapporto annuale 2025 e l’8° rapporto GIMBE sul SSN Presentato in data 8 ottobre 2025: per il 2024 sono stati spesi 41,3 miliardi (22,3%) pagati direttamente dalle famiglie (out of pocket). Chi non può permettersi di pagare le prestazioni sanitarie vi rinuncia e, nel 2024, si è registrata un’ impennata : un italiano su dieci (5,8 milioni) - ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria , rispetto al 7,6% del 2023 (4,5 milioni di persone). Tra i principali motivi: i lunghi tempi di attesa e problemi economici. Nel tempo si è assistito ad un definanziamento perenne e costante. Dopo i tagli del decennio 2010-2019 e le imponenti risorse assegnate nel 2020-2022 assorbite interamente dalla pandemia, il fondo sanitario nazionale (FSN) nel triennio 2023-2025 è cresciuto di ben € 11,1 miliardi: da € 125,4 miliardi del 2022 a € 136,5 miliardi del 2025. Risorse in buona parte erose dall’inflazione che nel 2023 ha toccato il 5,7% e dall’aumento dei costi energetici. Infatti, la percentuale del FSN sul PIL al 31 dicembre 2024 è scesa dal 6,3% del 2022 al 6% del 2023, per attestarsi al 6,1% nel 2024-2025, pari a una riduzione in termini assoluti di 4,7 miliardi nel 2023, 3,4 miliardi nel 2024 e 5 miliardi nel 2025. In sintesi: se è certo che nel triennio 2023-2025 il FSN è aumentato di € 11,1 miliardi, è altrettanto vero che con il taglio alla percentuale di PIL la sanità ha lasciato per strada 13,1 miliardi». Quanto a spesa pro-capite, la situazione non migliora: l'Italia si assesta al 14° posto in Europa. Siamo il fanalino di coda tra i Paesi del G7. La Spesa sanitaria pubblica deve essere rapportata al Pil altrimenti gli aumenti non sono comprensibili nè attendibili. Nel 2024, la spesa sanitaria pubblica in Italia si attesta al 6,3% del Pil, un valore nettamente inferiore sia alla media Ocse (7,1%) che a quella europea (6,9%). Tra i paesi europei dell’area Ocse sono 13 quelli che destinano alla sanità una quota del Pil superiore a quella italiana, con un divario che va dai +4,3 punti percentuali della Germania (10,6% del PIL) a +0,1 punti percentuali del Portogallo (6,4% del Pil). Di fatto in Europa per spesa pubblica pro-capite l’Italia è prima tra i paesi poveri: precede solo alcuni paesi dell’Est e dell’Europa Meridionale, visto che Repubblica Ceca, Slovenia e Spagna investono più di noi". Fino al 2011, la spesa sanitaria pro-capite in Italia era allineata alla media europea; poi, per effetto di tagli e definanziamenti operati da tutti i Governi, il divario si è progressivamente ampliato. Il gap si è ulteriormente allargato durante la pandemia, quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia; il trend si è confermato nel 2023, con una spesa stabile in Italia, e nel 2024, quando l’incremento è stato inferiore alla media degli altri Paesi europei. E’ evidente che la sanità e la salute del paese non sono la priorità per nessun governo. Infatti i dati ci chiariscono un dato alquanto preoccupante: oggi si vive di più, ma si vive peggio. Nell’anno passato è infatti aumentata la speranza di vita, ma si è ridotta la quota di anni vissuti in buona salute, in particolare di nuovo per le donne. Se infatti si è raggiunto un nuovo massimo storico dell’aspettativa di vita (81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne), la speranza di vita in buona salute parla di 59,8 anni per gli uomini e 56,6 per le donne. In un solo anno si stima che le donne abbiano perso 1,3 anni di vita in buona salute . Il punto di caduta più basso dell’ultimo decennio. La buona salute si deve conservare grazie all’ adozione di uno stile di vita virtuoso garantito dai singoli e la prevenzione garantita dal SSN. Vi sono indicatori che ci dicono come ci stiamo muovendo a livello di sistema: le morti evitabili ovvero, quei decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati attraverso interventi di sanità pubblica e prevenzione, è un indicatore che consente di valutare il sistema sanitario ed è composto da: Mortalità trattabile, cioè la capacità del sistema sanitario di diagnosticare e curare Mortalità prevenibile, legata alla prevenzione primaria e alla promozione di stili di vita salutari. Per migliorare questo tipo di mortalità è necessario investire in attività di screening, diagnosi precoce e terapie. Ma se oggi rinunciamo a curarci a causa delle lunghe liste di attesa e dell’impossibilità di pagarci le prestazioni, il rischio delle morti prevenibili e trattabili diventa una triste realtà. Le rinunce a causa di motivazioni economiche sono aumentate rispetto all’anno precedente: nel 2024 ha rinunciato per motivi economici il 5,7% delle Cittadini. E poi si fa spazio la Sanità privata Sanità in Lombardia, la Regione apre ad assicurazioni e mutue integrative: accesso a visite, esami e ricoveri (Corriere della Sera del 12 Ottobre 2025) Con una delibera di settembre la giunta regionale riconosce che «si registra un largo ricorso da parte della popolazione a forme integrative di assistenza sanitaria». Da tempo i gruppi privati della sanità hanno fiutato il business. La Regione Lombardia va alla rincorsa della sanità privata e detta le regole per le convenzioni tra ospedali pubblici e fondi, mutue e assicurazioni. Grazie a questi accordi, i cittadini che pagano per una sanità integrativa potranno accedere a visite, esami e ricoveri anche nelle strutture che dipendono da Palazzo Lombardia. Con una delibera di metà settembre la giunta riconosce che «si registra, negli ultimi anni, un largo ricorso da parte della popolazione a forme integrative di assistenza sanitaria ». Una tendenza certificata dagli esperti. Secondo il rapporto Oasi 2024 del centro studi Cergas della Bocconi, infatti, in Italia dal 2018 al 2021 il valore dei contributi versati a enti e casse con finalità assistenziali, fondi sanitari integrativi e società di mutuo soccorso è passato da 2.363 a 2.841 milioni di euro, mentre il numero di contribuenti è salito da 7,8 a oltre 10 milioni. Da tempo i gruppi privati della sanità hanno fiutato il business e stanno stringendo accordi con le assicurazioni, oppure le assicurazioni stesse acquisiscono laboratori e centri analisi (come Unipolsai ha fatto con Santagostino). La Regione ora intende muoversi lungo questa direzione. Anzi, lo ritiene «necessario», come si legge nella delibera. Nessun accenno a cosa spinge i cittadini a pagare per curarsi: le lunghe liste d’attesa nel pubblico . Il documento contiene anche le linee guida per gli ospedali che intraprenderanno la strada della collaborazione con la sanità integrativa. Tra gli obiettivi, la «valorizzazione e lo sviluppo professionale del personale», con l’intento di fidelizzarlo. Ovvero: permettere ai medici di guadagnare di più lavorando privatamente all’interno delle strutture pubbliche potrebbe frenare la fuga dei camici bianchi verso il privato o le formule a partita iva, alla ricerca di stipendi più alti e ritmi meno stressanti. Già ora il personale può fare attività libero-professionale in ospedale, riconoscendo una quota dei ricavi alla propria azienda. Grazie ai patti con le assicurazioni, questa attività è destinata ad aumentare. Le strutture potranno negoziare i prezzi delle prestazioni, anche in base ai volumi richiesti. L’assicurazione che prenoterà molte radiografie per i propri clienti, per esempio, potrebbe ottenere uno sconto. Nello schema di accordo la Regione stabilisce anche che le tariffe applicate dagli ospedali agli assistiti che sottoscrivono mutue o assicurazioni dovranno essere «sempre e comunque inferiori al tariffario privato della struttura sanitaria, anche per le prestazioni non rimborsabili dal fondo». Toccherà agli ospedali assumersi la responsabilità di eventuali errori di calcolo delle tariffe. L’accordo riguarda visite, esami e ricoveri, ma non le cure urgenti, che dovranno sempre essere garantite dal pubblico. La strada si sta definendo, chi potrà curarsi pagando potrà vedersi allungare la vita di qualche anno. Chi non avrà disponibilità economiche dovrà continuare a rinuciare a un diritto sancito dalla nostra Costituzione (art.32). Inoltre vorrei richiamare oltre al noto articolo 32 anche un altro importante articolo il 41. Che cita testualmente “L’iniziativa economico privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla libertà e alla dignità umana. Determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata o coordinata a fini sociali e ambientali”. Ad oggi entrambi questi articoli vengono messi in seria discussione sia per motivi di tutela del diritto alla salute e sia per la questione di chiaro conflitto d’interesse del privato e delle istituzioni pubbliche come le Regioni. Fonti: Garattini S., Il Diritto alla Salute, Edizioni San Paolo, Milano, 2025 
Autore: Gabriella Scrimieri 3 novembre 2025
Siamo così sicuri che gli investimenti fatti negli ultimi anni siano proprio a favore dei cittadini, che sono gli stessi che pagano le tasse? La crescita economica è stagnante, l’Italia cresce molto meno rispetto ad altri paesi europei. Il PIL pro capite è rimasto quasi fermo agli anni 2000, mentre gli altri paesi hanno continuato a crescere. Ma per quale motivo? Forse per mancanza di investimenti, soprattutto nel sud e nelle infrastrutture? La produttività del lavoro è cresciuta poco a causa della lenta burocrazia, la scarsa digitalizzazione delle imprese anche qui dovuto a bassi investimenti. La popolazione italiana è tra le più anziane al mondo. Meno giovani, meno forza lavoro, meno contributi, più spesa per pensioni e sanità. Allacciandoci a questo concetto l’Italia secondo i dati ISTAT 2025 è tra i paesi dove si vive più a lungo ma si vive peggio. Quindi più malati, meno prevenzione, più costi sanitari. La fuga dei cervelli altro problema annoso. L’Italia spende in formazione e qualificazione di giovani che poi a causa di migliori condizioni emigrano all’estero. L’Italia in compenso non attrae cervelli e quindi giovani qualificati da altri paesi. Il nostro mercato del lavoro è rigido. Alta disoccupazione giovanile, molto diffuso il lavoro precario e sottopagato. E inoltre Nord e Sud vivono realtà molto diversificate. Il debito pubblico oggi supera il 140% del PIL, questo riduce margini di manovra di investimenti, più interessi sul debito che assorbono risorse impiegabili in istruzione, scuola, sanità, ricerca. Inoltre il debito pubblico in Italia è aumentato nel 2024 + 91,5 miliardi in 12 mesi, e nel giugno 2025 si attestava a + 116,6 miliardi rispetto all’anno precedente. In sintesi un aumento del debito di 170-200 miliardi in poco più di un anno e mezzo. Altro dramma è l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto. Negli ultimi anni l’inflazione ha eroso i salari reali. Gli stipendi degli italiani sono tra i più bassi in Europa scesi addirittura sotto il periodo degli anni 90’. L’evasione fiscale stimata attorno a 100 miliardi l’anno. E i vincoli europei imposti appunto dall’Europa che ha creato grandi difficoltà delle imprese italiane a competere con aziende di paesi a basso costo. MA PERCHE’ L’ITALIA E’ SEMPRE PIU’ POVERA? Anche per investimenti sbagliati e non priorità per il paese che assorbono risorse che dovrebbero essere destinate alla sanità, alla scuola, ai trasporti. In Italia stiamo inseguendo le misure imposte dall’America di TRUMP. Ad oggi siamo quasi al 2% del PIL in spesa per armamenti e difesa, che in futuro dovrà raggiungere il 5% del PIL. Poi abbiamo il Ponte sullo stretto di Messina e le Olimpiadi. Le spese militari sono considerate da questo governo ormai una priorità. Infatti l’Italia ha aumentato le spese per la difesa negli ultimi anni. Ad oggi siamo in prima linea per aver già chiesto un prestito per acquisto di armi e difesa. Il governo italiano ha avanzato una richiesta per accedere al fondo europeo SAFE per la difesa, al fine di ricevere finanziamenti nel settore bellico. La richiesta prevede l’accesso a 14 miliardi di euro in cinque anni, con rimborsi da spalmare in 45 anni. Il fondo SAFE è una delle iniziative previste dal piano di riarmo lanciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Questo prevede la raccolta di una somma pari a 150 miliardi di euro da erogare sotto forma di prestiti diretti agli stati che ne fanno richiesta. La richiesta per l’Italia è stata prodotto ed inviata nella notte del 29 luglio dopo un vertice tra la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Guido Crosetto. Intanto nel 2024 abbiamo già speso 30 miliardi di euro, valore in crescita rispetto agli anni precedenti. Il ponte sullo stretto è un’altra priorità rispetto al welfare, sanità, scuola .Il costo stimato è di 14 miliardi di euro, ma potrebbe salire. Forse servirebbero prima le strade, le ferrovie e i trasporti funzionanti invece che i voli pindarici che potrebbero fallire a spesa dei contribuenti.  Poi abbiamo le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Costo previsto 3 miliardi di euro tra fondi pubblici e privati. Il rischio che si potrebbe verificare (come spesso accade in Italia) è che le opere restino incompiute sottoutilizzate e abbandonate dopo l’evento, come avvenuto già ad Atene ne 2004 e a Torino nel 2006. Il ritorno sociale ed economico sarà all’altezza degli investimenti iniziali? Non dimentichiamo anche l’oneroso problema della deforestazione. In sintesi spingere risorse pubbliche verso opere a bassa priorità sociale, lasciare indietro settori cruciali come la sanità, la scuola il welfare, la lotta alla povertà e l’istruzione, creare un debito pubblico senza un reale ritorno per i cittadini, è da vero suicidio per noi “non politici e liberi cittadini”. Una politica pubblica efficace dovrebbe valutare costi e benefici sociali, non solo economici e politici. Investire prima dove c’è maggior bisogno, evitare sprechi e opere faraoniche non sostenibili e non urgenti. Un welfare sbagliato significa che molti soldi vanno a sostenere pensioni e spesa corrente, meno la prevenzione., l’educazione e lo sviluppo sociale. Il basso investimento per l’istruzione significa meno investimenti sul capitale umano, insegnanti, ricerca, formazione digitale. Questo peserà sulla competitività futura, sull’attrarre nuovi cervelli, sull’innovazione e la tecnologia avanzata. Fonti: https://pagellapolitica.it/articoli/crescita-italia-bassa-ue-commissione-previsioni https://www.corriere.it/economia/finanza/24_ottobre_30/pil-l-italia-cresce-meno-della-media-ue-perche-il-pnrr-non-basta-ecco-cosa-sta-succedendo-3b90084a-438e-4fa3-a475-9e278b004xlk.shtml https://www.orientamento.it/perche-produttivita-e-salari-non-crescono-in-italia-il-ruolo-della-struttura-produttiva/#:~:text=peso%20del%20terziario.-,Divario%20Nord%2DSud,la%20produttivit%C3%A0%20nazionale3%204 . https://www.istat.it/comunicato-stampa/le-prospettive-per-leconomia-italiana-nel-2024-2025-2/#:~:text=La%20vivace%20dinamica%20dell'occupazione,famiglie%20(+2%2C0%25) https://quifinanza.it/economia/spese-difesa-130-miliardi-manovra-2026/933242/ https://www.flcgilromaelazio.it/istruzione-italia-ultima-in-europa-per-investimenti/ https://finanza.repubblica.it/News/2025/10/08/fondazione_gimbe_negli_ultimi_tre_anni_alla_sanita_13_1_miliardi_di_euro_in_meno-87/ https://www.lindipendente.online/2025/07/31/il-governo-italiano-ha-chiesto-un-prestito-da-14-miliardi-per-comprare-armi/ https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/archivi/radiocor.html https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/05/Rapporto-Annuale-2025-integrale.pdf https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/ https://valori.it/rapporto-istat-
Autore: Gabriella Scrimieri 3 novembre 2025
Il Governo Meloni dichiara un aumento del Fondo Sanitario Nazionale. Si parla di + 2,37 miliardi per il 2024 e + 4,12 miliardi per il 2025. Il FSN è stimato a 136,5 miliardi nel 2025 e a 140,6 miliardi nel 2026. Ma il dato importante è che la spesa in sanità (come percentuale e del PIL che misura appunto quanto della ricchezza del paese viene investita in salute) è prevista stabile o addirittura in lieve calo. Si parla del 6,05 - 6,02% del PIL, livelli bassi se paragonati alla spesa storica e agli altri paesi europei. Nel 2024, la spesa sanitaria pubblica italiana è stimata al 6,3% del PIL, inferiore alla media europea (6,9%) e a quella dell'OCSE (7,1%), posizionando l'Italia all'ultimo posto tra i Paesi del G7 . Questo sotto finanziamento pubblico rispetto all'Europa, con un gap di circa 43 miliardi di euro, porta a un aumento della spesa privata out-of-pocket per i cittadini. Confronto della spesa sanitaria pubblica (2024) Italia: 6,3% del PIL. Media Europea : 6,9% del PIL. Media OCSE: 7,1% del PIL. Implicazioni del divario con l'Europa – Sotto finanziamento strutturale: Il dato del 6,3% del PIL conferma che il sotto finanziamento pubblico della sanità italiana è una questione strutturale. Aumento della spesa privata: La minore spesa pubblica spinge le Regioni e i cittadini a spendere di più di tasca propria per visite e prestazioni. Difficoltà per il SSN: La carenza di fondi pubblici mette in difficoltà le Regioni nel garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e aumenta il bisogno di cure più costose e complesse. Criticità per i cittadini: Aumento di liste d'attesa, pronto soccorso al collasso, carenza di medici, e la crescente necessità di ricorrere a prestazioni private, con circa 5,8 milioni di italiani costretti a pagare di tasca propria nel 2024. Spesa sanitaria privata - Out-of-pocket elevata: La spesa sanitaria privata in Italia nel 2023 (1.115 dollari) supera la media dell'OCSE (906 dollari) e quella europea (906 dollari), mentre la componente intermediata (assicurazioni) è inferiore alle medie. Dati pro-capite: Per l'Italia, il 2023 ha visto una spesa out-of-pocket pro-capite in aumento, quasi raddoppiata rispetto al 2013. Ma tornando a noi: quanto è importante investire in prevenzione? Ma soprattutto il Governo Meloni ne ha compreso davvero l’importanza? Ogni patologia grave intercettata tramite la prevenzione, consente grandi risparmi alle casse dello STATO «Numerosi studi, compresi quelli delle istituzioni europee e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dimostrano che ogni euro investito in prevenzione può generare benefici economici e sociali fino a 14 euro». Riduzione dei costi sanitari diretti, minori ospedalizzazioni e meno perdite di produttività. I risparmi stimati per il SSN Anche l’Osservatorio sull’Economia della Salute Pubblica dell’Università Cattolica (ALTEMS) conferma il potenziale risparmio: interventi mirati su fumo, alcol, sedentarietà e cattiva alimentazione potrebbero far risparmiare al solo SSN più di 1 miliardo di euro l’anno. Italia ancora indietro sulla spesa per prevenzione L’Italia ancora oggi, destina ancora troppo poco alla prevenzione: nel 2022 la spesa era pari al 6,04% del totale sanitario, contro una media europea del 6,5%. La spesa pro capite si ferma a 180 euro, molto al di sotto di Paesi come Germania (458 euro) e Austria (411 euro). Questo sotto finanziamento rallenta il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica e rischia di far crescere i costi sanitari nel medio-lungo periodo, mettendo in difficoltà i conti pubblici. Un Paese anziano che deve investire di più In un Paese in cui un quarto della popolazione ha più di 65 anni e metà di queste persone convive con almeno due malattie croniche, investire in prevenzione è un’azione ad alto rendimento sociale ed economico. Screening Solo nel 2023, i tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina hanno colpito più di 104 mila persone: quasi 54 mila casi di tumore alla mammella e oltre 48 mila al colon-retto . In alcune regioni del Sud le adesioni sono ancora più basse, molto lontane dall’obiettivo del 90% fissato dall’Unione Europea per il 2025. Ma IL GOVERNO ITALIANO COSA FA PER LA PREVENZIONE? Il Ministero dell’Economia nella persona del Ministro Giancarlo Giorgetti dice no all’emendamento che avrebbe stanziato 6 milioni di euro alla prevenzione. Nella fattispecie allo screening del carcinoma mammario. Il progetto prevedeva di estendere lo screening mammografico gratuito alle fasce di età comprese tra i 45 e i 49 anni, e dai 70 ai 74 anni. Attualmente escluse dal programma del SSN è però una priorità già da tempo delle linee guida europee. L’obiettivo è diagnosticare precocemente un maggior numero di neoplasie in questa fascia di età. Ad oggi lo screening è previsto solo nell’età dal 50 a 69 anni. Il progetto è stato bocciato a causa della mancanza di fondi, investiti altrove. Quindi lo stanziamento “mancato” dei fondi per la prevenzione del carcinoma mammario dove sono finiti? A cosa saranno destinati? Le spese per la difesa e gli aiuti in Ucraina sono costati ai cittadini italiani 32 miliardi di cui una parte per i nuovi armamenti. Questo ha limitato fortemente le risorse destinate al welfare, scuola e istruzione. Ponte sullo stretto di Messina, prevede un costo molto alto pari a 13,5 miliardi solo per l’opera principale, 11,3 miliardi a carico dello Stato nel periodo 2024 – 2032 in base alla legge di bilancio, con dubbi sull’effettiva utilità economica rispetto al costo e l’impatto ambientale. In che modo spendiamo i soldi pubblici a discapito di vere priorità del paese? FONTI: https://prevenzione-salute.com/prevenzione/prevenzione-la-chiave-per-un-ssn-sostenibile/#:~:text=Il%20valore%20economico%20della%20prevenzione,e%20meno%20perdite%20di%20produttivit%C3%A0 . https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=131964#:~:text=Spesa%20sanitaria%20pubblica%20in%20percentuale,%2C4%25%20del%20Pil ). https://www.iss.it/it/web/guest/-/snlg-screening-diagnosi-tumore-mammella https://cancer-screening-and-care.jrc.ec.europa.eu/en/ecibc/european-breast-cancer-guidelines https://www.repubblica.it/salute/dossier/saluteseno/2025/03/21/news/screening_tumore_seno_stop_fondi_per_estenderlo_alle_giovani_emendamento_ddl_1241-424077920/ https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1983-12-27;730~art30 https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=128781 https://quifinanza.it/salute/tumore-seno-fondi-bloccati-ministero/895669/ https://www.lastampa.it/politica/2025/03/19/news/mef_fondo_prevenzione_tumore_seno-15060771/ https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2025/03/19/il-mef-boccia-lemendamento-per-fondo-prevenzione-tumori-a-seno_e89804f1-3e2a-41a2-a800-68a8b4e2de57.html https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/19/mef-boccia-emendamento-maggioranza-tumore-seno/7919781/ 
Autore: Gabriella Scrimieri 3 novembre 2025
Forse il livello culturale si è abbassato molto in Italia? E questo per quale motivo? Considerati il PIL, il debito pubblico (137% del PIL) e la scarsa attenzione dello Stato per l’educazione dei giovani, anche il livello di scolarità è molto basso. Nel 2022 la percentuale di adulti poco istruita era del 37%, decisamente superiore al valore medio europeo che si attestava al 20,5%. In Italia l’istruzione obbligatoria è di 10 anni, in altri paesi europei è più alta. 15 anni in Francia, 13 in Belgio e Ungheria, 12 in Germania. L’abbandono degli studi è molto elevato e più alto che in altri paesi europei riguarda il 12,7% della popolazione. La situazione dell’educazione giovanile in Europa indica che globalmente nel 2023 abbiamo il 41% della popolazione europea di età compresa tra i 25 e i 34 anni che hanno conseguito una laurea. L’Italia con il 28% dei laureati supera solo la Romania. Il Lussemburgo e l’Irlanda sono in cima alla graduatoria con il 63 e il 62% dei laureati. Ma quanto spende l’Italia per l’istruzione? L’Italia spende, rispetto al suo PIL il 4,1 % (pari a 52,4 miliardi nel 2024), una spesa in relativa diminuzione comunque inferiore a quella di altri paesi europei dell’UE, che in media spendono il 4,8%. La Svezia spende il 7,6 %, la Francia il 5,5%, la Spagna il 4,6%, la Germania il 4,5%. Solo il 33% dei bambini fra 0-2 anni ha la possibilità di frequentare asili nido, contro il 36,2% della media europea, fra cui si distinguono Francia e Spagna con il 55%. Il PNRR interverrà a far evolvere la parte strutturale delle scuole, infatti gli edifici cadono a pezzi letteralmente parlando, non funzionano i riscaldamenti, le scuole sono spesso al freddo. Le spese previste saranno 4,6 miliardi per gli asili nido e 3,9 miliardi per le scuole. Essere istruiti significa essere in salute Il COVID-19 docet. Questo virus ci ha lasciato tanti insegnamenti tra cui, l’impreparazione e l’incompetenza: “quale arma letale”. La mancanza di un vero e proprio piano pandemico aggiornato, per poter aggredire l’emergenza, ha fatto sì che insorgessero tanti dubbi, inefficienze organizzative e gestionali, fraintendimenti e personaggi che pur ignorando qualsiasi concetto base di medicina, epidemiologia e virologia si ergeva a “esperto” della materia dettando strategie e insegnamenti fantasiosi. Improvvisazioni mediatiche di santoni che scongiuravano pericoli e negavano i morti e le numerose presenze nelle terapie intensive. La conoscenza è la base per poter discernere la verità, poter compiere delle scelte consapevoli oculate e basate su evidenze scientifiche. Senza dimenticare che la mancata o scarsa istruzione e conoscenza aiuta sedicenti “approfittatori del momento” a plagiare le menti povere, magari con l’intento di estorcere denari. La scarsa istruzione confermata dai dati citati è importante motivo di povertà e la povertà è motivo di aumento di fattori di rischio per la salute. Faccio alcuni esempi: l’obesità è presente nel 17,7% fra i poveri rispetto al 8,1% dei benestanti. L’ictus cerebrale raddoppia nei poveri rispetto ai benestanti. Nel caso della pandemia la mortalità passava da 35/100.000 abitanti femmine ricche a 56 per le povere. Analogamente il rapporto era di 77 maschi benestanti a 106 poveri. Fra i maschi in possesso di una laurea i fumatori sono il 19,2%, rispetto al 30,5% di chi ha solo la licenza media. La disuguaglianza rispetto al tema salute è in forte contraddizione con i principi della Costituzione . Concludendo: perché non si investe più di tanto in istruzione dando sempre la priorità ad altri argomenti ritenuti più importanti? Se l’istruzione è anche salute, perché non si generano circuiti favorevoli che agevolino la scuola e quindi le famiglie a non abbandonare gli studi precocemente? Un vero Welfare per giovani, disoccupati e famiglie con figli. Sicuramente il popolo ignorante è uno strumento di distruzione di massa inconsapevole (per il popolo). Per la politica questo si traduce in voti e promesse becere. Nel lungo periodo però la strategia di creare un popolo ignorante, che crede alle propagande di piazza, a personaggi che fanno dell’autorità (non autorevolezza) un cavallo di battaglia, potrà solo generare una secessione storico/culturale pericolosa. La politica consapevolmente potrà plasmare un popolo di uomini e donne obbedienti, privi di capacità critiche, malati e sempre più malati, ma per loro “(s)fortuna” inconsapevoli . Fonti: Commissione Europea/EACEA/Eurydice, 2020. Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2018/19. Eurydice Informazioni e Dati. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea. EUROSTAT, Tertiary education attainment , 2023 (% of population aged 25-34) Garattini S., Prevenzione è rivoluzione, Il Mulino, Bologna 2023. Istituto Nazionale di Statistica, ISTAT, In Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese , Roma 2023. Istituto Nazionale di Statistica, ISTAT, In Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese , Roma 2024. Legge 27 dicembre 2006, n. 296, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 2007)