13 novembre 2025

Ingresso delle Assicurazioni nel servizio sanitario pubblico

Articolo scritto da Gabriella Scrimieri

L’Assessore al Welfare della Regione Lombardia emana una delibera, datata 15 settembre, per favorire l’ingresso delle assicurazioni e dei fondi finanziari negli ospedali pubblici.

Il più grande sindacato dei medici Anaao-Assomed si dice favorevole alla delibera (perché chi sarà ingaggiato dalle assicurazioni sono i medici, con aumento previsto dei guadagni all’interno dell’ospedale pubblico in cui prestano servizio). Il lento e inesorabile scivolamento della sanità pubblica verso la sanità privata sembra oramai un declino inevitabile. 

 Guido Bertolaso in data 5 Novembre afferma che “questo sistema permetterà di liberare le liste d’attesa”. Come sempre accade nella politica, si cerca di mettere una toppa e mai di risolvere il problema. 

Questa delibera sembra un chiaro incentivo a voler spingere l’intero sistema sanitario verso la privatizzazione.

 Se il paziente non vorrà aspettare basta che stipuli l’assicurazione e farà subito la visita, continua Bertolaso, d’altronde la Legge in itinere prevede già una commistione di questo tipo. E’ vero, infatti la riforma Bindi ha fatto proprio questo. Ha rafforzato e salvato l’intramoenia, rafforzato il rapporto pubblico privato, quindi il privato che intendeva accreditarsi con il SSN (Sistema Sanitario Nazionale).

 Chi ha reddito da “investire” in sanità “integrativa” (in realtà sempre più sostitutiva) o lavora in un comparto con un contratto nazionale collettivo che include (alcune) prestazioni sanitarie, potrà “saltare la fila” avendo a disposizione anche strutture pubbliche e non solo private. Gli operatori sanitari, attratti da maggiori compensi extra finiranno per dare maggiore attenzione e impegno a queste ultime. In questo modo si avrà l’ennesima scusa per non attivare un piano di assunzioni straordinarie nelle strutture pubbliche.

 Ovviamente da questa delibera chi ne farà le spese sono i pazienti/cittadini, soprattutto coloro che non possono pagarsi l’assicurazione, non dispongono di un fondo e che non hanno un welfare aziendale. Sembra quasi un film già visto negli anni che precedevano il 1978. Le casse mutue facevano da padrona. I dipendenti di aziende avevano la possibilità di usufruire della cassa mutua gli altri venivano tagliati fuori. Oppure potevano accedere al servizio sanitario “come poveri” e con servizi limitati.

Nel futuro non tanto prossimo, le assicurazioni e i fondi  cercheranno di orientare le scelte su cosa erogare o meno in base alla remunerazione.

Ricordiamo che i cittadini pagano la sanità attraverso le tasse e che si ritrovano a dover pagare due volte in caso di malattia che non può attendere i lunghi tempi delle liste d’attesa.

Aumentare i finanziamenti alla Sanità Pubblica, così come percepita in origine con la Legge 833 del 1978 e andare verso la direzione di numerosi paesi europei, potrebbe agevolare i cittadini, ma lascerebbe scontenti altri stakeholders?

Fonti:

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=17804

https://ilmanifesto.it/lombardia-la-sanita-pubblica-spalanca-le-porte-alle-assicurazioni-private

https://www.sanita33.it/regioni-e-asl/6439/lombardia-bertolaso-modello-razionalizzato-e-gia-oggetto-di-interesse-da-agenas.html

https://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?approfondimento_id=20728

 

 

Autore: Gabriella Scrimieri 17 novembre 2025
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Il Diabete è una delle più diffuse malattie croniche non trasmissibili e rappresenta una patologia complessa, che, per il suo forte impatto socio-economico e sanitario , necessita di una forte attenzione istituzionale. È definito dall’OMS come “disordine metabolico ad eziologia multipla, caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, derivanti da difetti della secrezione insulinica o dell’azione insulinica o di entrambe”. In Italia si stima la presenza di 4 milioni di persone con diabete diagnosticato, pari al 6,2% della popolazione, con un trend in aumento negli ultimi anni. A queste si aggiungono 1,5 milioni di casi non diagnosticati. La prevalenza cresce con l’età, fino al 20% tra gli over 75, ed è maggiore tra gli uomini (6,9%) rispetto alle donne (5,7%). La distribuzione è fortemente condizionata da fattori territoriali e sociali: le Regioni del Sud registrano una prevalenza del 7,9%, contro il 5,5% del Nord-Est. Il diabete risulta inoltre tre volte più frequente tra chi ha basso livello d’istruzione o difficoltà economiche. La prevenzione del diabete evidenzia differenze significative tra Nord e Sud Italia, con il Sud e le Isole che registrano tassi di prevalenza più elevati, in parte a causa di stili di vita e condizioni socio-economiche differenti. Queste disuguaglianze si riflettono nell'esposizione ai fattori di rischio e nella disponibilità di risorse per la prevenzione e la gestione della malattia, anche se le strategie preventive di base, come la dieta sana e l'attività fisica, sono le stesse in tutto il paese. Tra i principali fattori di rischio , la sedentarietà e l’eccesso ponderale restano in primo piano. Nel 2023 il 46,3% degli adulti era in sovrappeso e l’11,8% obeso, con valori più alti negli uomini e nel Mezzogiorno. Nei bambini di 8-9 anni (sorveglianza OKkio alla Salute 2023), il sovrappeso riguarda il 19% e l’obesità il 9,8%, con tendenza alla stabilizzazione ma differenze marcate tra Nord e Sud sussistono in maniera importante. Anche tra gli adolescenti (studio HBSC 2022) si osservano abitudini alimentari scorrette, consumo ridotto di frutta e verdura e insufficiente attività fisica quotidiana. La Legge 130/2023, che introduce gli screening pediatrici per diabete tipo 1 e celiachia, viene indicata come esempio di politica di prevenzione precoce. Ma è possibile applicarla in tutte le regioni? Mentre sul fronte economico, la spesa pubblica per i farmaci antidiabetici ha raggiunto 1,45 miliardi di euro nel 2023 (+7,6% rispetto al 2022). L’aumento è attribuito soprattutto all’espansione delle terapie con GLP-1 e gliflozine, a fronte di una lieve contrazione nell’uso delle insuline combinate. Il costo sociale e sanitario è molto elevato: il diabete e le sue complicanze pesano moltissimo sul Sistema Sanitario Nazionale, motivo per cui bisognerebbe investire tanto sulla prevenzione. La Prevenzione primaria si basa su principi fondamentali, quali: - Promuovere stili di vita sani, alimentazione bilanciata e corretta, attività fisica, controllo del peso, aderenza alla terapia. - Migliorare la diagnosi precoce, identificare subito le persone nella fase “prediabete” o ad alto, rischio per prevenire la malattia conclamata. - Garantire equità territoriale e sociale. Assicurare l’accesso alle attività di prevenzione screening e cura ovunque. - Favorire l’integrazione tra settore sanitario, comunità, scuola ambiente. Fonti: Legge 16 marzo 1987, n. 115, recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito” Ministero della Salute Relazione 2024 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/09/27/23G00140/sg https://www.sanita33.it/governo-e-parlamento/6434/diabete-in-italia-4-milioni-di-casi-e-forti-disuguaglianze-focus-su-prevenzione-e-stili-di-vita-sani.html
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