Ingresso delle Assicurazioni nel servizio sanitario pubblico
Articolo scritto da Gabriella Scrimieri

L’Assessore al Welfare della Regione Lombardia emana una delibera, datata 15 settembre, per favorire l’ingresso delle assicurazioni e dei fondi finanziari negli ospedali pubblici.

Il più grande sindacato dei medici Anaao-Assomed si dice favorevole alla delibera (perché chi sarà ingaggiato dalle assicurazioni sono i medici, con aumento previsto dei guadagni all’interno dell’ospedale pubblico in cui prestano servizio). Il lento e inesorabile scivolamento della sanità pubblica verso la sanità privata sembra oramai un declino inevitabile.
Guido Bertolaso in data 5 Novembre afferma che “questo sistema permetterà di liberare le liste d’attesa”. Come sempre accade nella politica, si cerca di mettere una toppa e mai di risolvere il problema.
Questa delibera sembra un chiaro incentivo a voler spingere l’intero sistema sanitario verso la privatizzazione.
Se il paziente non vorrà aspettare basta che stipuli l’assicurazione e farà subito la visita, continua Bertolaso, d’altronde la Legge in itinere prevede già una commistione di questo tipo. E’ vero, infatti la riforma Bindi ha fatto proprio questo. Ha rafforzato e salvato l’intramoenia, rafforzato il rapporto pubblico privato, quindi il privato che intendeva accreditarsi con il SSN (Sistema Sanitario Nazionale).
Chi ha reddito da “investire” in sanità “integrativa” (in realtà sempre più sostitutiva) o lavora in un comparto con un contratto nazionale collettivo che include (alcune) prestazioni sanitarie, potrà “saltare la fila” avendo a disposizione anche strutture pubbliche e non solo private. Gli operatori sanitari, attratti da maggiori compensi extra finiranno per dare maggiore attenzione e impegno a queste ultime. In questo modo si avrà l’ennesima scusa per non attivare un piano di assunzioni straordinarie nelle strutture pubbliche.
Ovviamente da questa delibera chi ne farà le spese sono i pazienti/cittadini, soprattutto coloro che non possono pagarsi l’assicurazione, non dispongono di un fondo e che non hanno un welfare aziendale. Sembra quasi un film già visto negli anni che precedevano il 1978. Le casse mutue facevano da padrona. I dipendenti di aziende avevano la possibilità di usufruire della cassa mutua gli altri venivano tagliati fuori. Oppure potevano accedere al servizio sanitario “come poveri” e con servizi limitati.
Nel futuro non tanto prossimo, le assicurazioni e i fondi cercheranno di orientare le scelte su cosa erogare o meno in base alla remunerazione.
Ricordiamo che i cittadini pagano la sanità attraverso le tasse e che si ritrovano a dover pagare due volte in caso di malattia che non può attendere i lunghi tempi delle liste d’attesa.
Aumentare i finanziamenti alla Sanità Pubblica, così come percepita in origine con la Legge 833 del 1978 e andare verso la direzione di numerosi paesi europei, potrebbe agevolare i cittadini, ma lascerebbe scontenti altri stakeholders?
Fonti:
https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=17804
https://ilmanifesto.it/lombardia-la-sanita-pubblica-spalanca-le-porte-alle-assicurazioni-private
https://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?approfondimento_id=20728


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