La Tutela della Salute dipende dalla regione in cui si nasce
Articolo scritto da Gabriella Scrimieri

Nel campo della Salute, l’Italia è molto eterogenea perché esistono forti differenze regionali.

Nel campo della Salute, l’Italia è molto eterogenea perché esistono forti differenze regionali.
Il tema della regionalizzazione del sistema sanitario non nasce recentemente. Infatti la regionalizzazione del sistema sanitario precorre sia la riforma costituzionale del 2001 sia l’introduzione dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), essendo in realtà eredità di una riforma del 1992 (d.lgs. 23 dicembre 1992, n. 502). Il d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, ha poi sancito la coesistenza fra il carattere nazionale del servizio sanitario e la sua regionalizzazione, dando al SSN il ruolo di “complesso delle funzioni e delle attività assistenziali dei Servizi sanitari regionali”.
Con la riforma del titolo V della Costituzione, nel 2001, si sono consolidate le competenze regionali acquisite nel tempo. Il processo di decentramento si è tradotto nell’attribuzione di autonomia legislativa e finanziaria, pur sempre sottoposta ad un quadro normativo di riferimento stabilito a livello nazionale (M. Bordignon, I.Maroccia, F.Scinetti, G.Turati, 25 luglio 2024).
Oggi la tutela della Salute dipende molto da “dove si nasce”, dove si abita e dove si lavora. Questo implica che tanti cittadini in caso di carenze strutturali debbano percorrere diversi km per potersi curare. Una situazione inaccettabile e anti-costituzionale. Ricevere le cure è un diritto inalienabile del cittadino e non può essere negato o barattato.
Intanto ieri è arrivata la tanto attesa firma (pre-intesa) in caldo da 8 anni, per la “Maggiore Autonomia” delle regioni, fortemente voluta dalla Lega, ma non soltanto (anche dal Governo Gentiloni). E’ stata siglata dal Ministro Calderoli in Regione Lombardia. Al momento è prevista solo in 4 regioni del nord Italia e in sono 4 materie che non sono assoggettate ai LEP (livelli essenziali delle Prestazioni).
La Legge 86/2024, approvata dal Parlamento grazie all’attivismo del governo e in particolare dallo stesso Ministro, norma l’attuazione dell’autonomia differenziata prevista dall’art. 116 della Costituzione in 23 materie, fra le quali la “tutela della salute”.
Il comma 3 dell’art. 116 della Costituzione riformata nel 2001, prevede la possibilità per le Regioni di richiedere al governo “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, tra cui tutela della salute (Massimo Bordignon, Ilaria Maroccia, Francesco Scinetti e Gilberto Turati 25 luglio 2024).
Quali i vantaggi possibili?
ð Una maggiore consapevolezza e responsabilità dei governanti sulla gestione “della cosa pubblica”
ð una riduzione degli sprechi
ð l’aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi offerti
E gli svantaggi?:
- Aumento delle imposte per evitare il Piano di rientro. Il SSN attraversa una gravissima crisi di sostenibilità e il sotto-finanziamento costringe anche le Regioni virtuose del Nord a tagliare i servizi e/o ad aumentare le imposte
- Aumento della mobilità sanitaria verso le Regioni del Nord
- Aumento della paralisi nella riorganizzazione dei servizi. Tutte le Regioni del Mezzogiorno (eccetto la Basilicata) si trovano insieme al Lazio in regime di Piano di rientro, con Calabria e Molise addirittura commissariate.
Il PNRR persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni. «In tal senso l’impianto normativo del Ddl Calderoli contrasta proprio il fine ultimo del PNRR, occasione per il rilanciare il Mezzogiorno, teso ad accompagnare il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord quale obiettivo di crescita economica, come più volte ribadito nelle raccomandazioni della Commissione Europea» (Gimbe, 2024).
L’Autonomia Differenziata a parte i risvolti di cui si è parlato fino ad ora, se non gestita correttamente considerando tette le variabili, rischia di creare maggiori disuguaglianze tra regioni, di peggiorare la mobilità sanitaria e di violare il principio costituzionale di uguaglianza nel diritto alla salute. Questo potrebbe portare a un divario nella qualità e accessibilità dei servizi tra le regioni, ma anche maggiore dispendio di risorse.
Le risorse economiche della regione sono poche? Non ti erogo il servizio.
E’ proprio qui che non dobbiamo e non possiamo arrivare. Anche perché non farebbero le spese solo i governanti (mal governanti) ma soprattutto i cittadini che pagano le tasse per ottenere un servizio inesistente.


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